The party of Lincoln
Uno degli elementi più interessanti della campagna elettorale americana di quest’anno è la presenza del Lincoln Project.
Si tratta di un gruppo di repubblicani – ne fanno parte ex strateghi e spin doctor di deputati, senatori, governatori e anche presidenti (GW Bush) repubblicani del passato – che però disprezzano Donald Trump.
L’unico obbiettivo del Lincoln Project è quello di far perdere la casa bianca a quello che in teoria dovrebbe essere il loro partito di appartenenza. E nel fare questo utilizzano tutti i mezzi a disposizione – campagne social mirate, spazi pubblicitari comprati su canali televisivi conservatori – andandoci giù anche molto pesante, facendo leva con il nome del primo presidente repubblicano degli Stati Uniti.
La figura storica di Lincoln infatti viene spesso usata nella retorica della destra americana, Trump compreso, un po’ vanto acritico, un po’ automatismo. “We’re the party of Lincoln”. Ma Lincoln è prima di tutto il presidente della guerra civile contro i confederati e della successiva liberazione degli schiavi. Inutile fantasticare su che cosa direbbe oggi Abraham su Donald, sarebbe un esercizio inutile e sciocco. Ma è innegabile come quello che rappresenta Lincoln nell’identità degli Stati Uniti di oggi vada a cozzare con l’attuale partito repubblicano di Trump.
Su questo fa leva il Lincoln Project, e secondo me lo fa egregiamente. Finanziato probabilmente anche molto bene (grazie Bloomberg o chiunque tu sia), se riuscissero a spostare qualche voto repubblicano moderato verso Biden o l’astensione avrebbero reso un servizio alla nazione. Puro patriottismo.
Esiste in Italia una figura storica largamente condivisa come Lincoln, sotto la quale si potrebbero addirittura costruire piattaforme e comitati politici bipartisan con questa potenza di fuoco? Probabilmente sarebbe Cavour. Ma anche aldilà di quelli che sono i nostri confederati (i neo-borbonici, ognuno ha i suoi) rimane comunque una figura storica che abbiamo dimenticato e che per gran parte delle persone rappresenta un nome su un libro di storia, con due date, o al massimo una via o una piazza.