Elogio al treno A

Non sono un grande esperto di musica jazz. Il mio approccio verso questo genere è volutamente “soft”, gli ambienti radicali non mi hanno mai fatto bene. C’è un brano che non mi stanco mai di ascoltare, e quando dico mai intendo che potrei metterlo in ripetizione per tutta la giornata.

Per molti sarà un elogio alla banalità. “Take the A train” è infatti uno dei brani jazz più conosciuti, forse il più conosciuto (non a caso viene definito uno standard jazz), ma che volete che vi dica: non gli resisto.

Il brano è semplice, orecchiabile, se vogliamo anche commerciale: piace al primo ascolto. Questo di solito potrebbe essere un punto a sfavore, visto che solitamente mi porta a stufarmi in breve tempo di una canzone. Ho notato infatti che i brani che di solito preferisco e che mollo difficilmente, sono quelli che iniziano a piacermi dopo il terzo-quarto ascolto. Ma con il treno A è stato amore a prima vista e duraturo. Non saprei nemmeno io spiegare il motivo, cosa ci sia di così eccezionale nella struttura armonica del brano, ma quando schiaccio play io sul treno A ci salgo davvero.

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