Le Pen de mort, e giù applausi

Ieri sera ospite di Floris c’è stata la leader del Front National, Marine Le Pen. Il lato positivo è che abbiamo visto un talk show europeo, dove un leader politico francese si confrontava con gli altri ospiti come se fosse di casa, o quasi. Di negativo c’è tutto il resto.

A cominciare dal dibattito con Massimo D’Alema. Non mi soffermo troppo sulla scelta di baffino come controparte alla Le Pen, dove quest’ultima ha potuto avere gioco facile nel conquistarsi simpatie tra i telespettatori italiani. Dal mio punto di vista, è stato difficile dare ragione a D’Alema 9 volte su 10 nel dibattito, ma d’altro canto sarebbe stato infantile ragionare per partito preso e tenere le parti dell’altro solo per godere della demolizione di quello antipatico.

Quello che mi ha preoccupato della comparsata lepenista sui teleschermi nostrani non sono tanto le argomentazioni della madame, dove si può essere d’accordo o meno; quanto le reazioni dell’opinione pubblica italiana. Come sempre accade, d’altronde: non mi preoccupa più di tanto se, prendendo un esempio a caso, un Salvini qualsiasi sparasse una minchiata (ma quando mai), mi preoccuperebbe molto invece vedere un consenso dietro a questa minchiata.

Il fatto è che Marine Le Pen, a mio avviso, ieri sera ha dimostrato di essere un “normale” leader politico dell’estrema destra populista europea, niente di più e niente di meno. Ma, a leggere sui social, questa non sembra essere l’immagine condivisa da tutti. A molti italiani, vuoi per una simpatia già consolidata, vuoi per una folgorazione di un martedì sera, la Le Pen ha colpito. È bastato uno slogan da quattro soldi, tra l’altro già sentito e risentito su varie sponde dell’Atlantico (“[…] Al popolo, con il popolo, per il popolo”), per scatenare giubilo. Lei sì che parla di popolo, lei sì che difende gli interessi dei cittadini.

L’unica differenza che personalmente ho notato della leader del Front National francese con il leader del nostro Front Padàn riguarda forse lo stile comunicativo e il modo di porsi. Per intenderci, Salvini si esprime perennemente come se stesse parlando in un bar della bassa bergamasca.

Tutto questo, comunque, conferma una mia modesta e personale teoria secondo la quale per l’italiano medio, un’argomentazione, se portata da un politico straniero acquisti già più valore. Sarà il fascino dell’esotico, i complessi di inferiorità, o la solita filosofia del “in Italia va tutto male e andrà sempre male, all’estero i treni arrivano in orario”.

Le Pen, a proposito di Europa, dice che la classe politica francese deve difendere gli interessi della Francia, e la classe politica italiana quelli dell’Italia, e giù applausi. A D’Alema che ricorda come, dopo due guerre mondiali dove milioni di soldati francesi e tedeschi sono morti, oggi sia possibile varcare la frontiera franco-tedesca con pacifica libertà; la Le Pen risponde che i soldati sono morti per difenderle le frontiere. E giù applausi.

La leader del Front National ha risposto ad una domanda di Floris sulla pena di morte. Ha risposto come si risponderebbe ad un normalissimo quesito politico. Ha parlato di ergastolo e di pena capitale come si parlerebbe di acqua naturale e acqua frizzante. Disarmante la semplicità dell’argomentazione, sconcertanti gli applausi.

Vado a letto, magari riprenderò l’argomento in un giorno in cui il signor Google sarà distratto e non potrà rompermi le scatole con l’impaginazione. Buonanotte e sogni d’oro.

P.S.
Amici della bassa bergamasca, vi voglio bene.

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