Sul capire le regole del gioco

Nel Regno Unito sono in corso le elezioni interne al Partito Conservatore per la scelta del prossimo leader. Con molta probabilità Liz Truss, attuale ministro degli Esteri, andrà a sostituire il dimissionario Boris Johnson alla guida dei Tories e di conseguenza del Paese.

Se tutto questo può essere relativamente poco interessante dal nostro punto di vista – anche perché di cose di cui occuparci, dal conflitto in Ucraina ai cassonetti di Bosco Chiesanuova, ne abbiamo già a sufficienza – non si può fare a meno di sottolineare un elemento di fondo.

Liz Truss diventerà Primo Ministro senza passare dalle urne, e questo è un passaggio che se agli occhi di qualcuno potrà sembrare anomalo, altri sanno molto bene che in realtà questa consuetudine si inserisce legittimamente in un meccanismo piuttosto ovvio in quella che chiamiamo democrazia parlamentare.

Quello che in molti nel nostro Paese continuano a fare è recarsi alle urne con il piglio di chi elegge un esecutivo, magari direttamente un Presidente del Consiglio proprio come verrebbe eletto un Sindaco. Questa confusione viene certamente amplificata dalla classe politica che per esempio con la scelta di indicare candidati premier (cosa totalmente priva di valore istituzionale) di certo non aiuta. Rimane il fatto che dopo 75 anni di tradizione in un sistema preciso e rodato, ancora venga fatta enorme confusione su concetti base del funzionamento delle istituzioni che vengono elette alle urne. E bisogna fare attenzione perché le (errate) aspettative tradite possono creare fraintendimenti importanti.

Alle elezioni del 25 settembre, ricordiamolo, verrà scelto un Parlamento, che è l’organo eletto direttamente dai cittadini, e che resterà in carica per cinque anni (salvo gravi crisi politiche), dalla cui composizione ed equilibri tra forze scaturiranno degli eventuali governi. Questa è la prassi. Certo, idealmente sarebbe necessario garantire un miglior rapporto eletto-elettore, che il Rosatellum non tutela particolarmente. Ma che la legge elettorale sia maggioritaria, proporzionale, uninominale, corretta con grappa; rimane il fatto che  esattamente come la maggior parte dei Paesi occidentali, viviamo in un sistema di democrazia parlamentare, e sarebbe il caso di ricordarselo anche per la prossima volta che qualcuno dovesse alzarsi in piedi e strillare cose allucinanti come «questo governo non è stato eletto da nessuno».

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