Bestiario del sequestro Sala

A pochi giorni dalla liberazione della giornalista italiana di cui non si può che essere contenti, ritengo opportuno esporre una sintesi delle incredibili cattiverie che sono state sparse, va detto, da una minoranza che però come spesso accade è stata piuttosto rumorosa e fastidiosa.

Da destra

Da questa cultura politica, in Italia, molto raramente si scorgono lumi della ragione. “Non poteva starsene a casa?”, “è andata a cercarsela, sapeva come funzionasse in Iran”, “e noi paghiamo” sono i classici riflessi pavloviani di chi – non leggendo – non conosce il giornalismo, il reportage, il servizio esteri. Non conosce, non vuole conoscerlo. Non leggono. Un giorno dovremo affrontare i motivi di un deserto culturale nel mondo della destra italiana e le sue motivazioni storiche, ma questo giorno non è oggi.

Su Cecilia Sala si aggiungono due specifiche storie che vanno oltre il riflesso solito di cui sopra tipico ai rapimenti all’estero di giornalisti italiani. La giovane reporter sarebbe di sinistra, addirittura boldriniana. Non si capisce da cosa si evincerebbe questa collocazione tanto precisa nello spettro politico. Corrente Laura Boldrini, ovviamente, non Michele Boldirn. Boldriniana tra l’altro è un insulto che andava molto in voga a metà degli anni ’10 e che evidentemente non è tramontato come pensavo. Questi individui destrorsi evidentemente considerano il Foglio un giornale socialista. Non leggono.

Qualcuno aggiunge che sia pro-pal – affermazione molto facile da affibbiare di questi tempi tanto quanto il suo opposto come vedremo dopo – per via di alcune puntate del suo podcast Stories.

Viene tirato fuori un suo tweet nel quale sui marò dove il sottinteso è chiaramente “lei non voleva la liberazione dei nostri angeli in divisa e adesso piange e ci chiede aiuto”. Non comprendendo che se proprio vogliamo discutere del caso dei nostri militari detenuti in India, essi erano sottoposti ad un processo (giusto o sbagliato) con delle accuse (giuste o sbagliate) in un paese che perlomeno tenta di dotarsi di istituzioni democratiche. Il caso di Sala è un sequestro ai fini di un ricatto politico internazionale. Ditemi se è il caso di fare un paragone tra i due fatti e ditemi anche se è il caso di tirare fuori un tweet di una ragazza mentre era 17enne. Bisogna essere particolarmente stronzi, ma la passione nello scavare in cerca di merda da tirare vedremo che non è una prerogativa dei nostri conservatori.

Hanno la merda nel cervello.

Da sinistra

Se fai il giornalista e decidi di raccontare il conflitto israelo-palestinese cercando di seguire il più possibile i fatti senza le lenti di una retorica preconcetta che interpreta ogni fatto nella stessa identica direzione, finirai con l’essere accusato di essere pro-pal e sionista contemporaneamente. Ed è quello che è successo a Cecilia Sala, il che secondo me prova in parte il suo buon lavoro o perlomeno le buone intenzioni.

Il paradosso di Schrödinger. Apparentemente, il gatto può essere contemporaneamente sionista e pro-pal

Un account Twitter che si chiama @TheSkeptikalReader, che ha la parvenza di esser una sorta di un intelligente osservatore critico sul mondo del giornalismo italiano, sfodera un thread di analisi fitta e seriosa in cui in ordine afferma che: il Foglio sia un giornale bizzarro (è vero); non abbia mai visto nemmeno una persona con il Foglio in mano, da cui il mistero di dove si nascondino i lettori (bias di generalizzazione); sia un giornale che non si capisce bene quali posizioni abbia (e allora?); ha sostenuto la politica estera americana (e allora?). Ne deduce, perspicace, che il Foglio sia la voce della Cia in Italia. Sala a questo punto, aggiungo io, dev’essere un’agente straniera.

Qualcuno si è spinto a scavare nel privato. Hanno scoperto il lavoro dei genitori di Cecilia. Già il fatto che si siano presi il disturbo di cercarlo in un contesto del genere è piuttosto spiacevole e tradisce le intenzioni. Scoprono che il padre è dirigente bancario, e in quanto tale ha lavorato per vari istituti di credito e banche d’affari tra cui MPS e JP Morgan. Quest’ultima per chi ha un’estrazione politica anti-occidentale è come tirare in ballo la P2. Va detto anche che già il solo collocare Sala in una famiglia borghese crea agitazione tra gli utenti di sinistra, perché poche cose macchiano e sono imperdonabili come l’essere benestanti. È una pariolina, una nata con la camicia. Marchiata. Qualcuno sostiene l’ingerenza insopportabile e sospetta del mondo finanziario nel giornalismo italiana, e che la cosa andrà indagata il prima possibile.

Giusto, aggiungo che sarebbe arrivato ormai il momento di istituire un comitato del popolo che possa distribuire le patenti di giornalismo, ma solo dopo un’accurata indagine dei curriculum fino al terzo grado di parentela.

Hanno la merda nel cervello.

Da pentastellati e affini

Non so categorizzare questo tipo di estrazione politica in quanto molto vaga, non è riferita all’elettorato del M5S, piuttosto ad uno potenziale. Gente che condivide un animo che solitamente ha problemi irrisolti con le istituzioni occidentali.

Il Fatto Quotidiano, house organ di questa galassia, in un classico gioco del ribaltamento logico delle responsabilità è riuscito a scrivere che, data la triangolazione dell’intrigo internazionale, Cecilia Sala fosse ostaggio di Washington. Questa era anche di livello basico, a volte vi assicuro sono capaci di complessi ribaltamenti retorici che andrebbero studiati nei praticantati forensi.

Hanno la merda nel cervello.

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