La guerra di Piero
Raro interprete di una divulgazione nazional-popolare che non si è mai piegata al sensazionalismo. Risultato che non va dato per scontato, dato che l’equilibrio tra intrattenimento televisivo e rigore scientifico è quasi sempre una coperta troppo corta. Non era ovvio, in un Paese che spesso vive momenti in cui la razionalità non sembra essere maggioritaria. Non era ovvio, in un Paese in cui il mondo accademico a volte si arrocca su torri d’avorio da dove la forma sembra essere più importante della sostanza.
Una delle lezioni di Piero Angela può proprio essere questa: è possibile tenere insieme una comunicazione leggera senza che le semplificazioni compromettano la serietà del contenuto. È un compito difficile e che richiede umiltà, ma il risultato è una cultura accessibile a tutti.
La commozione per la scomparsa del divulgatore è stata enorme e trasversale, a riprova del successo del metodo. Certo, ci si potrebbe anche chiedere da dove salti fuori quest’Italia poderosamente appassionata del rigore intellettuale. Perché non sembra molto razionale una comunità che regolarmente vota – a larghissima maggioranza – proposte politiche che nel migliore dei casi sono insostenibili. Evidentemente quando Superquark si occupava di energia, debito pubblico, cambiamenti climatici e sistema pensionistico ci devono esser stati dei disturbi all’antenna.
Questo Paese che si scopre discepolo del metodo scientifico forse farebbe bene a farsi vedere alle urne elettorali oltre che a quelle funerarie.