Ma quale nota stonata. La cerimonia di chiusura è stata la ciliegina sulla torta
Leggo oggi come la cerimonia di chiusura di ieri sera non sia piaciuta a molti. Da chi si lamenta per l’eccessiva spettacolarizzazione dell’evento, a chi non ha gradito la musica.
In particolare sul Corriere della Sera un articolo Aldo Cazzullo, giornalista che personalmente mi sento di stimare, il quale titola «chiusura che stona». Nel pezzo Cazzullo afferma come a suo parere la cerimonia di chiusura che ha avuto luogo allo stadio olimpico ieri sera sia stata poco olimpica. A dire la verità però, leggendo attentamente l’articolo si intuisce come forse il giornalista non conoscesse o non apprezzasse molto gli artisti presenti.
«Terrificanti certi rapper con occhiali scuri da non vedenti. […] a George Michael devono aver detto che era il Gay Pride […] l’unica suggestione universale, capace di toccare la sensibilità di chi non è esperto o fan della musica degli adolescenti londinesi, è venuta da John Lennon, apparso in video.»
Non me ne voglia il signor Cazzullo, ma dal non apprezzare gli artisti presenti al dire la cerimonia era sbagliata c’è di mezzo un oceano.
Personalmente ho trovato la cerimonia di ieri sera un modo speciale di chiudere un Olimpiade praticamente perfetta. Gli organizzatori hanno pensato di chiudere i giochi con una festa musicale perché questa è Londra e la rappresenta.
Perchè i Madness, i Kinks, i Pet Shop Boys, i Beatles, Kate Bush, i Queen, i Kaiser Chiefs, i Pink Floyd, i Genesis, le Spice Girls, i Bee Geese, i Take That e gli Who costituiscono un’anima di questa cultra. Chi non comprende questo dato di fatto probabilmente non avrà apprezzato questa chiusura olimpica che, c’è da dirlo, è stata tanto coraggiosa. Tramite le Olimpiadi i britannici hanno voluto mettere in mostra ciò di cui sono fieri, e nella cerimonia di apertura abbiamo visto ripercorrere tutta la storia del Paese. Ma se c’è un altra cosa di cui i britannici possono andare fieri è proprio la musica.