Pace e compromessi
Mi sembra che quasi tutti siano concordi sul fatto che un anno fa sia iniziata un’invasione ingiustificabile e criminale da parte della Russia.
Ora, è perfettamente comprensibile la difficoltà morale nell’accettare l’invio di armi in un contesto bellico, soprattutto da parte di chi arriva da una cultura pacifista. Non è una scelta facile, il mondo a volte ci pone davanti a dei bivi pesanti. A chi, con un espediente probabilmente dettato dall’ansia di rassicurare questo grosso disagio interiore, lamenta una mancanza di iniziativa diplomatica volta a chiedere la pace, andrebbe domandato a chi la si dovrebbe chiedere esattamente.
Perché se la vogliamo chiedere anche agli ucraini allora bisognerebbe avere il coraggio e la serietà di affermare che si sta chiedendo loro di cedere territori.
Questo non viene mai detto, perché sarebbe una posizione palesemente imbarazzante. Ci si limita quindi ad una retorica astratta che sta bene un po’ con tutto (“lo dice anche il Papa”, e ci mancherebbe altro), ci deresponsabilizza come individui (demandando ad entità esterne delle richieste intangibili) e che ci illude di farci stare meglio rimanendo candidi e puri.
La realtà va affrontata per quanto dura possa essere: non esiste alcun “compromesso” con la Russia dentro l’Ucraina. Chiamatelo in un altro modo.