Veep
Daniel Webster nella sua vita aveva tentato per ben tre volte di diventare Presidente degli Stati Uniti.
Quando però nel 1840 William Harrison chiese di fargli da vice, lui rispose piccato “non ho intenzione di farmi seppellire prima di essere morto”.
In effetti negli Stati Uniti il ruolo del vicepresidente sembra spesso poco più di una comparsa con poco margine di incidere realmente nell’amministrazione. Meglio altri ruoli nel governo, ma anche continuare a fare il sanatore. Quei pochi vicepresidenti di cui ci si ricorda sono quelli poi diventati a loro volta presidenti. Webster voleva fare il Presidente.
Quello che forse non aveva considerato abbastanza era la possibilità di una successione diretta in caso di morte del comandante in capo. Cosa che accadde ad Harrison esattamente un mese dopo essere diventato Presidente. Morì di polmonite, probabilmente pigliata al discorso inaugurale: giornata freddissima ed umida, lui vestito poco, rifiutò pure la carrozza chiusa preferendo l’arrivo a cavallo. Pronunciò il discorso d’insediamento più lungo della storia (circa 2 ore) per la presidenza che diventerà la più breve della storia. Gli succedette il suo vice John Tyler.
Quindi il nostro povero Daniel Webster si era visto sfuggire l’occasione della vita. Se solo avesse accettato la proposta di fare il vicepresidente, si sarebbe poi trovato a fare il Presidente praticamente per un mandato completo.
Dopo otto anni gli chiesero di nuovo di fare il vice per un altro candidato alla casa bianca: Zachary Taylor. Webster rifiutò anche questa volta: lui voleva fare il Presidente, e non potrà mica accadere di nuovo quella cosa successa otto anni prima, no?
Zachary Taylor diventò Presidente. Morì un anno dopo e gli succedette il suo vice Millard Fillmore.